Giorgio Segato
Baldo ritratto e autoritratti di amici
... Lo sguardo è la finestra dell’anima, non è l’occhio, che è organo, né la vista che è funzione, ma è l’intenzione con cui si guarda (lo sguardo appunto) a rendere la vista acuta e ad aprire agli occhi i sentieri dell’anima.
E chi meglio degli artisti può con sensibilità percettiva e reattiva cogliere e comunicare il senso dello sguardo o, meglio, degli sguardi, delle implicazioni, delle allusioni, delle connivenze, delle richieste, dei dubbi, degli interrogativi che sottendono o esplicitano? Ecco dunque le ragioni di questa mostra particolarmente pensata e significativa di contatti e di scambi tra gli amici artisti, una mostra di ritratti di Gianni Baldo e di autoritratti suoi e degli amici, cioè una sequenza di riflessioni grafico-pittoriche su se stessi in rapporto a un collega che da molti anni si propone nel territorio come animatore culturale e promotore di manifestazioni di arti visive a tema, e di autoindagine, di meditazione sulla propria identità.
Nell’iconografia tradizionale la fanciulla che si guarda allo specchio ha il duplice – ambiguo – significato di vanità che si rimira e di prudenza che si osserva e si contiene.
L’artista ha questa duplice valenza narcisistica e di necessità psicologica di conoscersi, di guardare la propria ‘verità’ profonda, di specchiarsi e di guardarsi negli altri e dunque di ritrarre ciò che vede, ma anche ciò che quel che vede evoca in lui, ciò che sente nel vedere e nel ritrarre. La peculiarità della mostra sta nel fatto che per lo più è incentrata sul personaggio, Gianni Baldo, attento animatore culturale, innamorato dei caratteri del territorio in cui vive, volonteroso e generoso negli scambi, per cui si è di fronte a diversi modi di ‘ritrarre’ come diversi modi di guardare e di vedere, di ‘pensare’, e di pensare l’uomo, l’amico, il collega artista.
Si apre una vastissima gamma di possibilità di lettura formale e psicologica – ed è proprio qui la provocazione/ promozione di Baldo organizzatore, poiché egli intende dare voce agli artisti, rendere visibile il disagio, il loro bisogno di ‘frequentazione’, di incontri, di attraversamenti reciproci. Baldo sente, sa, che molto di ciò che accade di positivo, di stimolante e mobilitante nel territorio dipende dalle occasioni di fare che sono offerte alle persone, agli operatori, così come alla gente comune quelle di capire e di partecipare. Per questo si attiva, ‘si espone’, convoca, coinvolge gente, dagli artisti ai critici, dagli amministratori ai tipografi, dagli amici del paese ai collezionisti. Autentico ‘homme du territoire’ direbbero i francesi per segnalare il personaggio che fa da raccordo tra le situazioni e le dinamiche locali e ciò che accade o proviene da fuori, tra la provincia che ha rielaborazioni selezionate, profonde e lente e i grandi centri onnivori che producono e consumano rapidamente.
Con calma metodicità, con un tempismo calcolato, appropriato e costruttivo, Baldo interviene periodicamente, tesse relazioni, presenta e ripresenta autori, variando i temi e le situazioni, arricchendo sé, gli amici e il territorio di esperienze, di incontri, di approfondimenti.
In questo caso mette in mostra soprattutto se stesso, conscio – senza falsi pudori – di essere davvero un referente territoriale e della necessità di chiarire questo suo ruolo del tutto personale e inventato, non istituzionale, senza modestie depistanti, ma con giusta dose di ironia, di una volontà insieme ludica e documentaria, dando spazio agli amici, ai linguaggi differenti che li caratterizzano, condividendo il piacere e l’occasione di ‘esporsi’ e guardarsi insieme ...
Padova, gennaio 2000
Dal catalogo della mostra “Lo sguardo sul volto, ritratti e autoritratti di Gianni Baldo e dei suoi amici artisti”