Sabrina Arosio
Le case di Gianni Baldo: un luogo dove custodire i segreti dell’esistenza e maturare il cammino verso l’ascesa spirituale.
“Trasumanar significar per verba / non si porìa; però l’esemplo basti/ a cui esperienza grazia serba”. Due versetti di una terzina dantesca popolarissima, quella che nel primo canto del Paradiso descrive la salita dell’homo viator al Cielo della Luna. Un verbo, quel “Trasumanar”, che mi ha sempre affascinato per la sua straordinaria pregnanza di significato e che da vicino riguarda tutti coloro che sono alla strenua ricerca di un senso; e una parola composta che richiama il passare attraverso la propria natura umana in tutte le sue fibre, nella sua fisicità e nella sua essenza immateriale, per elevarsi a uno stato di maggiore verità. Un movimento, un’azione, una sensazione difficile da descrivere a parole (e infatti spesso Dante cade in afasia nel suo racconto), ma che le immagini in qualche modo suggeriscono con maggiore immediatezza.
Gianni Baldo ha avuto modo di descrivere ampiamente nella sua opera, con particolare riferimento a quella dell’ultimo ventennio proprio questa esperienza. E’ da rilevare come nella essenzialità compositiva dei suoi lavori l’esperienza umana della ricerca e del raggiungimento di uno stato di equilibrio spirituale non venga di fatto rappresentata dalla sola figura umana. L’attenzione, più che mai in questo studio va a un’altra icona dell’opera del pittore reggiolese: la casa. Dagli anni Ottanta a oggi questo elemento diviene di fatto l’emblema del passaggio dell’uomo dal materiale allo spirituale. Si fa chiave risolutiva dell’esistenza umana, perché simbolo di uno stato e non di un oggetto. L’allegoria, ormai siamo abituati, è figura prediletta da Baldo nei suoi lavori: gli insiemi sono di facile percezione per la sintesi che li caratterizza, ma la comprensione necessita una riflessione più lunga e di diversi passaggi mentali.
Ecco allora perché dedicarsi in questo saggio a una rilettura dell’avventura della vita non attraverso la figura del suo protagonista, ma attraverso la casa, che nel corso degli anni assume via via valenze diverse a seconda delle tappe raggiunte nel viaggio verso la realizzazione del sé. Il ‘trasumanar’, cioè il liberarsi degli accidenti esistenziali legati alla concretezza della vita diviene dunque il verbo che a mio avviso meglio caratterizza l’evoluzione architettonica della casa (e ancora si sceglie di usare una metafora per indicare come di architetture interiori si stia parlando).
Durante l’evolversi dell’iter stilistico/concettuale di Gianni Baldo l’icona ‘casa’ interagisce sempre intimamente con la figura umana, ponendosi quasi come interlocutrice privilegiata nel suo viaggio esperienziale. E con il passare del tempo essa muta aspetto e collocazione spaziale compiendo una profonda metamorfosi strutturale che coincide di fatto con la conversione spirituale dell’uomo stesso. Se da un lato nella poetica baldiana l’immagine del cavaliere si configura come l’autoritratto e per esteso l’immagine dell’umanità alla ricerca di sé, la casa, che compare all’inizio come un elemento compositivo di piccole dimensioni, saldamente ancorata alla terra e rifugio dell’uomo, assume col tempo la valenza di ‘status animae’, di espressione strutturata della più intima interiorità ...
Monza, novembre 2010
Dal catalogo della mostra "Gianni Baldo. Architetture dell'anima."